Nazaj

Vede benissimo da lontano? La sensazione spesso inganna

mag. Kristina Mikek, dr. med.

mag. Kristina Mikek, dr. med.
specialista in oftalmologia

2464 min01. 10. 2025

miopialeča

Di recente ho controllato la vista a un conoscente che aveva accompagnato una persona a una visita per l’intervento di cataratta. Mi ha detto che faceva sempre più fatica a leggere senza occhiali e mi ha chiesto se potevo verificare al volo se avrebbe avuto bisogno di occhiali da lettura. Nel raccontarlo, però, si è vantato di quanto fosse felice di vedere benissimo da lontano. Vive in Namibia, dove possiede una tenuta e accompagna gli ospiti nei safari. Ha aggiunto che è sempre il primo a scorgere gli animali in lontananza. Alla visita si è rivelato però un quadro ben diverso: la sua acuità visiva da lontano era solo tra il 30 e il 40% del normale. Rimase sorpreso, quasi incredulo, che ciò fosse possibile.

Il fatto è che la vista, come tutti i nostri sensi con cui percepiamo l’ambiente, è qualcosa di molto soggettivo. Quando peggiora lentamente, spesso ci vuole molto tempo prima che ce ne accorgiamo. In età matura, quando comincia a svilupparsi la presbiopia e compaiono i problemi con la lettura, diventa ancora più facile trascurare un peggioramento della vista da lontano, perché in confronto alla visione sfuocata da vicino, quella da lontano sembra ottima. Storie simili a questa ne conosco molte: praticamente ogni settimana incontro pazienti che vengono disturbati dagli occhiali da lettura e sono convinti che la loro vista da lontano sia perfetta.

Mostrare a qualcuno durante la visita quanto sia scarso il suo visus da lontano non è affatto difficile. Davanti alla tabella con le righe di lettere sempre più piccole diventa subito chiaro quanta acuità manchi per leggere la riga che definisce il 100% della vista. Più difficile è rispondere alla domanda se sia possibile “correggere” la vista da vicino e da lontano con un intervento refrattivo. A questa domanda non c’è una risposta univoca. La tipologia della diottria e l’assenza di altre patologie oculari sono certo fattori che condizionano la possibilità di un intervento, ma non sono né sufficienti né gli unici. Se consiglio o meno un intervento refrattivo per la correzione della presbiopia e della diottria da lontano dipende molto dalle aspettative del paziente, dalla percezione soggettiva della propria vista, dal livello di soddisfazione con l’acuità visiva attuale e anche dalle esigenze visive quotidiane.

Nei casi come quello del conoscente sopra descritto, che è soddisfatto della sua vista da lontano e avverte solo qualche difficoltà saltuaria nella lettura, di solito rimango cauta riguardo all’intervento. I pazienti che non hanno la percezione di vedere male da lontano, in genere, non sono ancora i candidati giusti, anche se hanno già difficoltà con la vista da vicino. Sottolineo “non ancora”, perché è solo questione di tempo prima che la vista peggiori al punto da rendere necessari anche gli occhiali da lontano, facendo emergere tutti i limiti che nella vita quotidiana porta la combinazione di presbiopia e bassa acuità visiva da lontano.

Provo a spiegare perché preferisco aspettare un po’ nei casi di presbiopia in cui non si usano ancora occhiali da lontano o occhiali progressivi. Con l’intervento refrattivo mediante lenti multifocali o EDOF si elimina sì la diottria e si migliora la vista sia da vicino sia da lontano, ma l’acuità visiva da lontano non è uguale a quella cui erano abituati in gioventù i pazienti con ipermetropia, che spesso godevano di una vista sopra la media. Nel caso di un intervento troppo precoce può accadere che i pazienti, inizialmente entusiasti perché all’improvviso leggono bene senza occhiali, non notino grandi cambiamenti nella visione da lontano, dato che già prima non portavano occhiali. Spesso, col tempo, quando leggere senza occhiali da vicino diventa qualcosa di naturale, tornano a chiedere come mai la loro vista da lontano non sia migliorata come si aspettavano.

Fortunatamente, la percezione della nostra vista dipende soprattutto dall’elaborazione degli impulsi visivi nel cervello. Con la correzione della diottria tramite lenti multifocali ed EDOF cambia il modo in cui la luce viene percepita e di conseguenza la nostra percezione visiva. Il cervello si adatta progressivamente a questo cambiamento, un processo che chiamiamo neuroadattamento. Nel giro di qualche mese la sensazione di un’acuità visiva insufficiente da lontano e anche eventuali fenomeni ottici, come aloni e abbagliamenti notturni, tendono a ridursi fino a scomparire.

A tutti coloro che iniziano a pensare a un intervento refrattivo a causa del peggioramento della vista da vicino legato all’età consiglio una visita con consulto dedicato. Non per tutti sarà già il momento giusto per l’operazione, ma la visita è il modo migliore per ottenere i dati sulla diottria e sulla vista e discutere delle possibilità di correzione. Così rimane più tempo per riflettere su cosa ci disturba della nostra vista, cosa consideriamo importante e cosa ci aspettiamo dall’intervento. Questo aiuta a scegliere con maggiore consapevolezza la lente premium più adatta e a definire il momento ideale per la chirurgia refrattiva.