Nazaj

Occhio secco e chirurgia refrattiva: come conciliarli?

mag. Kristina Mikek, dr. med.

mag. Kristina Mikek, dr. med.
specialista in oftalmologia

2374 min06. 05. 2025

occhio secco

Partirò dalla storia di una giovane paziente che ho ricevuto in studio giusto poco tempo fa. Aveva gli occhi leggermente arrossati, lo sguardo sembrava un po’ affaticato e mi ha fatto la domanda ormai quasi di rito: “Secondo lei, il mio caso si presta a un intervento di correzione dei difetti visivi? Le lenti a contatto mi danno sempre più problemi. Di sera gli occhi mi bruciano, faccio fatica a guardare le cose, ho la vista annebbiata...”. Frasi così fanno spesso da preludio a una storia personale costellata da problemi di secchezza oculare. Molte persone sono semplicemente convinte di avere una scarsa produzione lacrimale, ma spesso la realtà dei fatti è un po’ più complicata: a volte capita che le lacrime ci siano, ma non della giusta composizione, da cui la rapida rottura del film lacrimale con sua conseguente evaporazione. Oggi come oggi, gli occhi sono spesso in sofferenza a causa dello stile di vita che conduciamo: passiamo ore e ore davanti agli schermi, ci tratteniamo in ambienti con aria condizionata e assumiamo farmaci che si ripercuotono sulle mucose – a ciò si aggiungano i cambiamenti fisiologici dovuti all’avanzare dell’età e agli sbalzi ormonali. Più raro è che l’occhio secco sia sintomo di altro, come disturbi della tiroide o malattie autoimmuni.

Molti dei pazienti con problemi di secchezza oculare portano da anni e anni le lenti a contatto, e se inizialmente le tolleravano bene, con il passare del tempo hanno notato che erano sempre più irritanti per gli occhi – finché i sintomi non sono diventati debilitanti, al che hanno iniziato a prendere in considerazione l’eventualità di farsi operare agli occhi. In casi del genere l’intervento di correzione dei difetti visivi può essere un’ottima soluzione per risolvere in itinere anche i problemi di secchezza oculare: se in sede di visita non vengono riscontrati segni di infiammazione cronica delle palpebre, ipolacrimia e alterazioni varie del film lacrimale, c’è infatti un’elevata probabilità che dopo l’intervento non ci sarà più ombra dell’occhio secco. C’è però sempre la possibilità che i colliri prescritti per il postoperatorio ne aggravino temporaneamente i sintomi, ma in genere si tratta di scompensi di natura transitoria che si tengono sotto controllo applicando le lacrime artificiali.

Vero è che ci sono anche casi più complicati. I disturbi di secchezza oculare cronica, ad esempio, accompagnati da ridotta produzione di lacrime, infiammazione dei bordi palpebrali e alterazioni della composizione lacrimale, richiedono un’opportuna preparazione dell’occhio prima di affrontare un intervento di chirurgia refrattiva. Di solito è necessaria qualche settimana di terapia a base di corticosteroidi di bassa potenza, molto spesso in combinazione con trattamenti Optilight o Lipiflow: in questo modo miglioriamo la funzionalità ghiandolare e i livelli di lubrificazione della superficie oculare, entrambi fattori chiave per il buon esito del recupero post correzione dei difetti visivi.

Giusto poco tempo fa ho avuto una paziente alla quale in sede di visita pre chirurgia refrattiva ho diagnosticato delle alterazioni croniche tipiche dell’occhio secco. Intervenendo insieme con un’adeguata igiene della regione palpebrale, il trattamento Optilight e l’uso di gocce di corticosteroidi siamo riuscite a migliorare la lubrificazione oculare, dopodiché la paziente ha proseguito da sola post intervento, massaggiando con regolarità l’area interessata, applicando sulle palpebre degli impacchi caldi e usando apposite gocce artificiali. La convalescenza è stata rapida e il risultato finale dell’intervento eccellente – di storie a lieto fine come questa ce ne sono molte, perché ormai le tecnologie di ultima generazione offrono diverse soluzioni per trattare efficacemente l’occhio secco.

A volte mi capita di incontrare anche pazienti che prima di farsi operare non avevano mai avuto problemi di secchezza oculare, nei quali l’esordio dei sintomi è avvenuto solo dopo l’intervento. La causa è da ricercare in una possibile ipersensibilità a qualcuno dei componenti dei colliri prescritti nel post operatorio. In simili casi, dunque, la prima cosa da fare è modificare la terapia farmacologica e prescrivere colliri privi di conservanti. Anche i gel oculari aiutano molto. Se poi i problemi persistono, interveniamo con metodiche più avanzate come la terapia con siero autologo, che andiamo a iniettare sotto la congiuntiva.

Ai pazienti dico sempre che gli occhi non sono un organo isolato, a sé stante: fa il suo anche una dieta equilibrata, ricca di Omega 3 e con un apporto sufficiente di vitamine, e lo stesso vale per il bere molto. Altre abitudini che influiscono positivamente sui livelli di lubrificazione oculare sono fare attività fisica regolare, dormire a sufficienza e ridurre il più possibile i fattori di stress. L’esperienza maturata in tutti questi anni di esercizio della professione medica mi porta a dire che la chirurgia refrattiva è fattibile anche in caso di occhio secco – anzi, dirò di più: a volte aiuta addirittura a eliminare il problema della secchezza oculare.

L’importante è intervenire con cognizione di causa e la massima scrupolosità, tenendo presenti le esigenze del singolo. Gli occhi hanno tutti storie diverse, e noi siamo qui proprio per ascoltarle – e aiutare i nostri pazienti a risolvere i loro disturbi.