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Colliri con conservanti: un’insidia per i pazienti con secchezza oculare

Igor Šivec Trampuž, dr. med.

Igor Šivec Trampuž, dr. med.
specialista in oftalmologia

6074 min13. 05. 2025

occhio secco

Molti di noi, prima o poi, si trovano ad avere a che fare con disturbi agli occhi dovuti alla secchezza oculare, vuoi usando il computer o il telefono vuoi al termine di una giornata pesante al lavoro.

Per questo mi capita praticamente su base giornaliera di ricevere in studio persone che lamentano fastidi agli occhi come affaticamento, irritazione, arrossamento e bruciore. La prima domanda che pongo è sempre questa, su per giù: “Che collirio usa e quante volte al giorno lo applica?”. La mia attenzione si sofferma sull’eventuale uso di colliri con formulazioni contenenti conservanti o dalla supposta azione lenitiva anti-arrossamento, perché nella stragrande maggioranza dei casi hanno dentro del benzalconio cloruro (BAK).

Conservanti come il BAK vengono aggiunti a molti colliri per prevenire la contaminazione batterica in caso di soluzioni oftalmiche multidose. Se usati in modo prolungato è dimostrato che sono spesso responsabili di danni alla superficie oculare, rallentano la cicatrizzazione a livello di cornea e congiuntiva e, a lungo termine, peggiorano i sintomi dell’occhio secco. Particolarmente sensibili in tal senso sono i soggetti che devono applicare il collirio più volte al giorno o per periodi prolungati – in sostanza, la quasi totalità delle persone affette da secchezza oculare cronica e i pazienti in cura per glaucoma.

Oggi il mercato offre una gran quantità di colliri senza conservanti, anche in confezioni monouso; quanto ai colliri multiuso, sono dotati di un apposito filtro che consente di preservarne la sterilità senza bisogno di conservanti aggiunti.

I colliri senza conservanti risultano essere più sicuri in caso di uso prolungato, perché non provocano ulteriori danni a una superficie oculare già di per sé poco o mal lubrificata. Ciò va a favore della stabilità del film lacrimale, il che a lungo termine contribuisce a migliorare i sintomi dell’occhio secco riducendo il rossore.

Non molto tempo fa sono stato partecipe dell’esperienza di una signora che ha combattuto contro l’occhio secco per circa quattro anni: infra settimana era bene o male sempre al computer, di giorno, mentre la sera, una volta tornata a casa, le piaceva leggere. Dedicarsi alla lettura le era diventato però difficile, con il passare del tempo, perché la vista le si stancava facilmente, aveva fastidio agli occhi, le bruciavano, e iniziava a vedere le lettere sfocate. Si era aiutata con un collirio preso in farmacia, che applicato due o tre volte al giorno faceva effetto, inizialmente. Quando poi i sintomi hanno iniziato ad accentuarsi e i colliri smesso di fare effetto, la signora è venuta in studio da noi. Tutti gli esami effettuati hanno evidenziato una grave forma di sindrome dell’occhio secco. In sede di colloquio con la paziente si è poi scoperto che usava dei colliri contenenti BAK, al che abbiamo deciso di sostituirli con soluzioni prive di conservanti. A partire dalla prima visita li ha utilizzati regolarmente per cinque volte al giorno, ma dopo tre mesi è tornata a farsi visitare perché i sintomi di secchezza oculare erano migliorati, sì, ma in modo molto lieve – questo perché i conservanti nei colliri usati in precedenza avevano già fatto abbastanza danni alla superficie oculare, che non riusciva a riprendersi nemmeno con il cambio di colliri. Siccome la signora non voleva intraprendere una terapia farmacologica (con potenziali effetti collaterali), ci siamo messi d’accordo per il trattamento con siero autologo.

Il siero autologo si ottiene dal sangue del paziente stesso, che una volta prelevato sottoponiamo a un particolare processo di centrifugazione volto a rimuovere ogni cellula ivi presente: il risultato è un concentrato di proteine, che fungono da naturale catalizzatore dei processi di rinnovo e cicatrizzazione dei tessuti. Nel caso specifico della paziente di cui sopra, il trattamento ha previsto un’unica iniezione di siero sotto la congiuntiva: com’è consuetudine nella fase iniziale, i sintomi dell’occhio secco hanno visto un temporaneo peggioramento, ma nell’arco di uno o due mesi i disturbi di cui la signora soffriva sono completamente spariti. Ora i colliri li usa solo saltuariamente, e comunque sempre senza conservanti.

Se anche tu avverti dei sintomi di secchezza oculare come irritazione, dolori pungenti e sensazioni di lacerazione, raccomando di optare per colliri senza conservanti. Applicali più volte al giorno, in base all’entità dei fastidi che avverti. Se dopo qualche giorno di uso assiduo vedi che i sintomi non migliorano, è bene consultare uno specialista, che ti saprà aiutare a risolvere il problema prescrivendo ulteriori trattamenti – quello a base di siero autologo (v. sopra) non è che una delle opzioni estremamente efficaci per risolvere i problemi di secchezza oculare.